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Nuova tecnica contro la contraffazione dei francobolli

Non ne parlo spesso e cercherò di rimediare, ma la notizia è secondo me degna di nota.

L’Università del Salento ha messo a punto una tecnica di analisi sull’autenticità dei francobolli che ha fatto rapidamente il giro del mondo, dato che a differenza di quanto finora usato, non danneggia in alcun modo il delicato e spesso prezioso lembo.

Ne dà notizia l’autorevole Analytical Chemistry, che ha pubblicato il paper a pagamento, ma lo stesso mi pare sia disponibile gratuitamente direttamente nel sito universitario,

In pratica grazie alla spettrografia a infrarossi, si è in grado di stabilire con estrema precisione e in modo non-distruttivo i materiali usati per l’assemblaggio del francobolli avendo dall’analisi in frequenza una risposta incontrovertibile; a questo si è aggiunta l’analisi certosina di oltre 180 francobolli italiani stampati dall’Unità d’Italia ai giorni d’oggi (qui l’elenco completo dei francobolli analizzati). Durante questa analisi sono emersi due falsi: un francobollo da 2 centesimi del 1861 e un Gronchi Rosa.

Per chi ha la pazienza di leggere il documento originale (solo in inglese) apprezzerà le ulteriori scoperte che sono state fatte grazie alla spettrografia (come l’utilizzo di caolino nell’impasto alla base della cellulosa del francobollo), relative a lavorazioni di cui non si era avuta alcuna menzione sinora.

Mi piaceva riportare una notizia che non mi sembra sia stata data dai principali media e che accende una luce positiva sulla nostra ricerca per una volta e mi chiedo quale impatto possa avere ora questa notizia su tante collezioni battute in asta o attualmente in trattativa..

 

Scritto da Massimiliano Brasile

Ingegnere, autore di svariati articoli tecnici nel settore IT, appassionato di finanza personale, crawling e android. Vedi il profilo anche su Google+.

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