È da molto che sono costretto per impegni di lavoro a poter solo leggere diverse notizie senza riuscire a dire la mia, ma a proposito del conto di base vorrei puntualizzare due cose.
Se ne parla perché qualche giorno fa un decreto del Consiglio dei ministri ha recepito la direttiva 2014/52/UE del Parlamento europeo, ma il conto di base (attualmente chiamato conto di pagamento) formalmente esiste già dal 2011, nonostante neanche noi ne abbiamo mai parlato.
E (vengo al secondo punto) non lo abbiamo fatto perché spacciare per conto di base, ossia un prodotto rivolto alle fascie di popolazione svantaggiate, un servizio comunque a pagamento (attendiamo i decreti attuativi per vedere le soglie di esenzione) sembra francamente una presa in giro: si tratta di un conto in grado di gestire solo versamenti e bonifici, mentre per poter gestire qualunque forma di risparmio (considerata investimento!), mutui e altro prevede che si cambi il contratto.
Qui su PiccoloRisparmio sono anni che parliamo di conti correnti (e non solo) low cost, dove questi bassi costi spesso sono letteralmente zero, pur offrendo un’operatività piena del conto.
I nomi sono diversi e sono variati nel tempo, ma tanto per citare i primi che mi vengono in mente abbiamo Conto corrente arancio, Conto CheBanca!, Hello Bank e persino Fineco che ha finalmente rimosso l’anacronistico canone mensile.
Quindi, a parte chi non è informato, a chi sono veramente rivolti questi conti di base? Forse al popolo degli unbanked, ossia chi non si dota o non si è mai dotato di un conto corrente e non è quindi tracciabile?
Resto scettico.