“Carneade, chi era costui?” questa era la frase che Manzoni assegnò a don Abbondio assorto nella lettura di un classico già all’epoca famosissimo, per indicarci la sua piccola conoscenza, timoroso servitore del più forte.
Chissà, magari ci ricorda qualche giornalista odierno ed ecco perché ho parafrasato questa frase, perché in una situazione economica rilevante come la iperinflazione se ne parla troppo poco sui giornali e quasi niente nei telegiornali.
Ma facciamo un escursus partendo dalla scuola Austriaca, una scuola economica dalle cui teorie farò partire il viaggio di questo articolo.
Ludwig von Mises, un economista Austriaco, disse che le crisi economiche sono provocate dalle politiche monetarie espansive delle banche centrali e questa affermazione è in sostanza la base teorica della scuola economica austriaca.
La crisi economica non è provocata da una domanda insufficiente, come spiegato dai keynesiani, ma perchè il capitale è stato male indirizzato da tassi artificialmente bassi, dovuto ad interventi delle banche centrali appunto.
Fino al 1914 col sistema gold standard la moneta era legata all’oro, le monete erano stabili fra loro con bassa inflazione evitando un indebitamento eccessivo degli Stati, poichè non si poteva creare moneta e debito perché tutto era legato alle riserve auree depositate nelle banche centrali e non esisteva il deficit permanente del commercio estero. Ma gli Stati necessitavano di moneta per le guerre e lo abbandonarono, avevano necessità di soldi, di stampare.
La scuola austriaca predice il fallimento delle banche centrali, dato che esse si sono prese a bilancio molti titoli tossici e titoli statali emessi in questo periodo di crisi.
In questo quadro c’è timore per l’iperinflazione, dato che le monete perderanno valore, almeno in questo guidati dal mercato, che rifuggirà dalle monete degli Stati molto indebitati investendo verso le materie prime, terreni agricoli e metalli come l’oro.
Per ora sappiamo che le banche centrali continuano a stampare, stampare, iniettando notevole liquidità. Molta liquidità significa molta inflazione che poi cercheranno di frenare con l’aumento dei tassi, il che però vuol dire politica restrittiva e crescita più lenta.
La scuola austriaca è stata un po’ snobbata nei decenni scorsi, anche nelle università, osservata con una certa sufficienza nonostante i nobel di economisti di questa scuola. In questi anni sta invece tornando di moda, se ne parla ancora poco nei mass media generalisti, di più nella stampa specializzata.
Recentemente un economista che di certo non è un Austriaco, ha ribadito il rischio di iperinflazione. Si chiama Roubini, è keynesiano, chiamato Dr. Doom, è uno degli economisti americani che predisse alcuni anni fa, in tempi non sospetti , la attuale crisi economico-finanziaria. Per l’economista esperto di inflazione John Williams: “Per quando l’iperinflazione si farà sentire, l’economia dovrebbe già essere in depressione, e l’iperinflazione dovrebbe rapidamente spingere l’economia in una grande depressione”.
Quando Austriaci e Keynesiani si incontrano su un tema come l’iperinflazione c’è forse da chiedersi se sia opportuno prepararsi a questa eventualità.
Personalmente ritengo che questo scenario possa colpire in primis gli Usa, specie se la Cina dovesse alleggerirsi di una buona fetta di valuta, magari investendola in beni americani.
Tuttavia poiché le economie sono integrate e globalizzate potremmo risentirne anche noi.
Il fatto che l’oro abbia superato i 1300 usd/oncia e per l’analisi tecnica possa puntare a raggiungere il nuovo target a 15oo usd può essere letto sia come un ricorso al bene rifugio in vista di timori sulla stabilità monetaria e finanziaria, sia come una pura speculazione. Oppure potrebbe trattarsi di entrambe le cose.
Attenzione, parlare di iperinflazione non significa che essa arriverà subito, sembra anzi più probabile una deflazione seguita da iperinflazione. Magari parleremo in altro articolo di deflazione.
Per ora ritengo importante sottolineare come rispetto al passato oggi si debbano trattare i propri beni reali come un portafoglio finanziario: così come si cambia un titolo per comprarne uno migliore o in previsione di un suo aumento in base alla variazione della situazione economica, così bisogna essere capaci di sapere investire o rientrare di liquidità a seconda dei momenti economici. Chi aveva liquidità nel ’29 comprò a saldo e chi deteneva beni immobili svendette (deflazione). Viceversa negli anni ’20 in Germania di Weiman il contante valeva poco, per comprare del pane si portava un bidone di contante, mentre chi aveva beni reali era in posizione difensiva (iperinflazione).
Come potete capire, come disse il Gianbattista Vico, ci sono “i corsi e ricorsi storici”, la storia mondiale ed economica muta e ciò che è stato fino ad ora non è detto che sarà anche domani. Motivo in più per essere informati e attenti.