Tra coloro che svolgono attività di trading o comunque possiedono attività finanziarie, molti si appoggiano alla piattaforma Fineco.
Una delle funzionalità di questa piattaforma, che pochi dei suoi utenti conoscono, è il cosidetto “Portafoglio Remunerato”.
Come riportato sulla piattaform:
”La remunerazione del portafoglio è basata sul semplice principio che sul mercato esistono sia operatori che hanno necessità di utilizzare i titoli per varie operazioni (quali ad esempio l’emissione di prodotti strutturati o di derivati o per operazioni di trading o di copertura) e sia risparmiatori o investitori che possiedono i titoli e li tengono fermi in portafoglio. Fineco si posiziona quindi come intermediario puro e, dopo aver verificato quali tra i propri clienti che hanno attivato Portafoglio remunerato possiedano certi titoli, li riunisce e li presta a questi operatori, che pagano una commissione per il prestito. La commissione viene poi versata nel conto corrente dei clienti una volta al mese, come “remunerazione” del proprio “portafoglio”.
I titoli che danno diritto alla remunerazione sono tutte le azioni, i Titoli di Stato (BTP, BTPI, CCT e CTZ), gli ETF ed i Covered warrant.
Sul sito viene riportato poi un succulento 5% di massimo rendimento annuo, che però è del tutto irrealistico. Infatti, quello sarebbe il rendimento massimo possibile qualora si avessero in portafoglio i titoli più ricercati (vi è un file .xls che fornisce indicazioni su quali titoli possono essere remunerati e in che misura) e che questi venissero prestati costantemente nell’anno agli operatori che ne fanno richiesta. Tale ipotesi è del tutto improbabile, in quanto i movimenti hanno in genere durata giornaliera e i titoli più remunerati sono alcuni titoli azionari “sottili” (poco liquidi in quanto solo piccole quantità sono sul mercato) che difficilmente si hanno in portafoglio. Più realisticamente saranno richiesti alcuni pacchetti azionari in alcune giornate contrattazioni ogni mese. Alla fine, pagando anche le tasse, solo pochi centesimi di euro vengono di fatto accreditati sui conti. Fineco stessa, del resto, spiega che il Portafoglio Remunerato costituisce una possibilità e non una certezza assoluta che i titoli vengano presi in prestito.
Inoltre si può essere portati a pensare che se l’operazione per la quale abbiamo prestato i nostri titoli sia stata un’operazione che ha speculato sul suo ribasso, potremmo essere presi dal senso di colpa di aver contribuito a danneggiarci in cambio di pochi spiccioli.
In realtà il risparmiatore dovrebbe sempre agire con la mente sgombra dalle emozioni e compiere sempre scelte razionali. Posto che non è dato sapere il tipo di operazione per cui prestiamo i nostri titoli in portafoglio, non possiamo nemmeno escludere che la stessa possa avere, in una misura anche molto marginale, un influsso positivo sull’andamento del titolo. Inoltre, anche se si tratta di pochi spiccioli, sono comunque un qualcosina in più (e di questi tempi quando si hanno in portafoglio solo titoli di stato tutto conta) che si porta a casa senza rischi e senza fatica.
Particolarmente interessante poi risulta per i cassettisti, che trovano un modo per far ulteriormente fruttare i loro titoli, che “dormono lunghi sonni” nei loro depositi titoli e che, in questo modo, portano ai loro detentori qualche piccolo guadagno aggiuntivo. Magari il “Portafoglio Remunerato” non costituisce da solo un buon motivo per portare i propri titoli in Fineco, ma per chi li ha già (oltre 1 milioni di conti aperti alla data odierna) o per chi è comunque intenzionato a portare i propri titoli in Fineco, rappresenta un motivo ulteriore per confermare la propria scelta.