Prove tecniche di prelievo forzoso Ue
Scritto da Mauro Corradi
30 Marzo 2013 | Opinioni
Abbiamo delocalizzato i nostri risparmi in altri paesi Ue per proteggerci da un prelievo forzoso in Italia. Ma se con il progressivo aggravarsi della crisi il prelievo forzoso diventasse una necessità di tutta la Ue, come difenderci?
Questo è l’argomento per il quale nei giorni scorsi ho organizzato una cena di studio presso il ristorante Amarcord di Reggio Emilia a cui ho invitato una decina di concittadini che come me hanno acceso conti a distanza presso le banche estere dell’area Ue che conosciamo. Hanno partecipato tutti gli invitati, a dimostrazione dell’interesse che riveste attualmente l’argomento.
Premetto che:
- nessuno dei partecipanti ha, né vuole avere, un deposito in Svizzera, non solo perché le sue banche sono diventate ostili e troppo poco renumerative, ma anche perché si preferisce evitare di portare i soldi laddove tutti hanno la tendenza a portarli;
- nessuno dei partecipanti ha un deposito fuori dall’area UE e SEE, non per scelta ma per costrizione, in quanto si gradirebbe poterlo accendere in un paese emergente, ma al momento non abbiamo trovato canali per farlo a distanza, come da nostro dogma irriducibile;
- nessuno dei partecipanti (nutrendo il preconcetto della gestione diretta del proprio risparmio) gradisce affidarsi a fondi di SICAV italiane o estere nonostante siano prodotti in teoria insequestrabili e impignorabili.
Di conseguenza tutti i partecipanti si trovano in una situazione di allocazione dei propri risparmi, al momento, in parte in Italia e in parte delocalizzati in Francia, Belgio, Lussemburgo o Malta.
Due ore di discussione, tra gamberetti, risotti ai frutti di mare, sogliole, poco vino per non perdere lucidità di analisi, per giungere alla seguente unanime conclusione:
in caso estremo di prelievo forzoso ‘spinto’, cioè dal primo euro di deposito in su, le maggiori probabilità di non vedersi attaccati i propri risparmi sono state riposte nel livret A per quanto riguarda quelli delocalizzati all’estero, e Smartika per quanto riguarda quelli trattenuti in Italia.
Il livret A in Francia è da sempre considerato un qualcosa di sacro e inviolabile, che non ha eguali nel resto d’Europa, nessun governo oserebbe anche solo minimamente meditare di tassarlo, figuriamoci quindi di assogettarlo a prelievo forzoso, pena scatenare una nuova rivoluzione francese! E’ limitato a soli € 22.950 massimi, ma guai a non averlo in portafoglio per l’intero montante consentito, senza lasciarsi condizionare dal suo tasso attualmente in fase di ribasso, 1,75% con probabilità che da agosto scenda addirittura al 1,50%.
Sui risparmi trattenuti in Italia ha goduto di unanimi consensi l’ipotesi di Smartika. Non è una banca ma un istituto di pagamento che custodisce in deposito soldi di terzi (da prestare ai richiedenti) fino ad un massimo di € 50.000 per prestatore. In questo caso è fuori discussione che tali soldi possano venire attaccati da prelievi forzosi (e per di più neppure da patrimoniali), il rischio semmai è di altra natura (insolvenze dei richiedenti), ma da questi ci si può proteggere limitando le concessioni ai richiedenti con rating più alti (A+ e A).
Si è comunque convenuto all’unanimità dell’importanza di riuscire ad accendere un deposito con una banca extra Ue, che operi preferibilmente nei paesi emergenti, quelli cioè che possono disporre ancora di ampi margini di crescita economica. Il nome più gettonato è stato la Procredit Bank, tanto che si è convenuto di provare a contattare via email inizialmente le più vicine filiali albanese e macedone, ma poi anche tutte le altre, tutti quanti insieme al fine di fare numero per vedere di condizionarli ad una scelta di accensione conti a distanza per i non residenti. Se dovessero emergere segnali, anche minimi, di interesse alla disponibilità non mancherò di chiedere la mobilitazione di tutti i lettori di Piccolo Risparmio.
30 Marzo 2013 | Opinioni
Tags: belgio, francia, livret a, lussemburgo, malta, smartika