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Social lending

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13 Agosto 2010   |   Opinioni

Social lending

Negli ultimi anni anche in Italia è partito il cosiddetto prestito sociale (social lending), la possibilità cioè di investire diventando prestatori nei confronti di privati. Tempo fa se ne parlava tra i lettori di PiccoloRisparmio come un’opportunità di investimento concreta, anche se non esente da rischi.

Il meccanismo è quello del peer-to-peer, ossia la realizzazione di una rete diretta tra privati che accettano un contratto di base e stabiliscono tramite un mediatore il tasso di interesse che avrà il prestito. Ma tutti i soggetti hanno un concreto vantaggio:

  • il mediatore prende una commissione sulla transazione, per il servizio reso e l’infrastruttura software-burocratico-legale di supporto
  • il prestatore ha un introito diretto da parte del mediatore che gli riconosce gli interessi in base alla quota capitale investita nel prestito
  • il soggetto che ha richiesto il prestito (richiedente) ottiene in tempi solitamente rapidi la somma desiderata, a tassi che nel concreto risultano più bassi rispetto a quelli praticati dagli istituti di credito

Il social-lending sembra effettivamente buono, tanto che gli scambi di questo tipo sono andati progressivamente crescendo negli ultimi anni. In Italia abbiamo assistito alla crescita in particolare di due soggetti (*), che però in tempi diversi hanno subito degli stop alla loro operatività

  • Zopa, che ha subito uno stop ufficiale dalla Banca d’Italia il 15 luglio 2009 (per questioni legate alla non trasparenza delle somme che temporaneamente restano a disposizione di Zopa) e che a novembre di quest’anno dovrebbe poter ripartire (è stata presentata domanda ufficiale alla Banca d’Italia lo scorso 5 agosto)
  • Boober ha dovuto bloccare le nuove iscrizioni dopo poche settimane dallo stop a Zopa per motivazioni diverse e legate sostanzialmente alla non chiara (univoca) identificazione delle attività svolte tramite Boober dal gruppo Centax

(*) oltre ai due principali soggetti, dovrebbe essere presente anche Kasbia che confesso non conoscevo prima di leggere la pagina sul social lending di Wikipedia (e il cui sito è al momento offline)

Da qualche tempo si è aggiunto Prestiamoci, un nuovo protagonista del settore che al momento sembra essere l’unico operativo. A differenza di Zopa, il problema della raccolta è stato risolto gestendo insieme a Banca Sella un conto di deposito vincolato realizzato ad-hoc in base alle richieste del prestatore e che presenta un costo di apertura di 14,62€.

Come osserva AltroConsumo però, i tassi praticati da Prestiamoci (a differenza di quelli che erano praticati da Zopa e Boober) non rappresentano un’opportunità di risparmio evidente per chi è in cerca di un prestito, dato che il tasso al 7% è troppo elevato. Per rendersene conto è sufficiente fare qualche simulazione con la calcolatrice e confrontare la rata ad esempio con l’ottimo prodotto di IWBank chiamato IWPrestito indicizzato al BCE + 5%.

Dal punto di vista del piccolo risparmiatore, il social lending rappresenta indubbiamente una possibilità interessante per diversificare parte delle proprie somme con una pratica che ha un valore etico non trascurabile. Ovviamente è presente il rischio di insolvenza, per ovviare al quale il mediatore prevede delle clausole contrattuali legate al recupero crediti e soprattutto impone ai prestatori di diversificare tra più progetti di prestito il capitale che si intende mettere a disposizione, in modo da limitare il più possibile l’esposizione.

Con la ripartenza di Zopa (cui spero potrà seguire anche quella di Boober) spero assisteremo alla rinascita della concorrenza in questo nuovo settore.

Scritto da Massimiliano Brasile

Massimiliano Brasile

Ingegnere, autore di svariati articoli tecnici nel settore IT, appassionato di finanza personale, crawling e android. Vedi il profilo anche su Google+.

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13 Agosto 2010   |   Opinioni

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