Sembra sia giunto a buon punto l’accordo di negoziazione fiscale di cui si discute da almeno due anni senza telecamere e senza giornalisti che rilancino l’argomento al grande pubblico.
Nella giornata odierna il Consiglio Federale Elvetico ha dato infatti la notizia che a breve possa essere pubblicato un nuovo trattato.
Si tratterà di un testo in grado di soddisfare i seguenti cinque punti cardine:
- la regolarizzazione degli averi detenuti in Svizzera da contribuenti italiani
- l’imposizione alla fonte dei futuri redditi di capitali
- la revisione della Convenzione per evitare le doppie imposizioni con l’Italia
- lo stralcio della Svizzera dalle liste nere
- l’imposizione dei lavoratori frontalieri
Ovvio che per regolarizzazione si intenda il voler colpire i fondi neri (somme non dichiarate al fisco frutto di evasione fiscale e attività di criminali) a fronte di ciò che per le banche Svizzere ha più valore, ossia il mantenimento del segreto bancario.
Come si potra’ concretizzare questo meccanismo? Negli accordi già stretti con il Regno Unito, la Germania, l’Austria e gli Stati Uniti, è stato concordato di applicare delle aliquote fisse alla fonte da rigirare all’erario della nazione in cui ha residenza l’evasore fiscale in cambio del mantenimento del suo anonimato.
Non sappiamo in questo momento se il trattato con l’Italia seguirà la stessa filosofia, ma è un’ipotesi plausibile e sia il presidente della Confederazione, Eveline Widmer-Schlumpf, che il presidente del Consiglio italiano Mario Monti, hanno espresso il desiderio che si giunga a proposte concrete entro la fine dell’autunno.
Per la Svizzera è altrettanto importante uscire dalle black list, così da riabilitarsi ufficialmente (ha fatto scalpore di recente uno spot americano contro Romney che dipinge la Svizzera come il luogo privilegiato degli evasori fiscali).