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Apple Pay

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11 Settembre 2014   |   Moneta virtuale

Apple Pay

Molti sapranno che lo scorso 9 settembre si è svolta l’attesa presentazione annuale di Apple dei suoi nuovi prodotti (iPhone 6, iPhone 6 plus, iWatch), per i quali rimando ai siti dedicati. Ritengo però che la novità più importante riguardi l’introduzione in tali prodotti del protocollo NFC e il lancio su scala mondiale dei pagamenti “mobile” via Apple Pay.

Ammetto di non essere mai stato un fan dei prodotti Apple, fondamentalmente perché la loro policy commerciale è sempre stata quella di costituire un universo (tecnico) chiuso in se stesso. E prova ne è che persino il protocollo NFC (standard d’elezione per i pagamenti mobili) sia stato introdotto solo ora che è diffuso su tutti i terminali più recenti della concorrenza, dopo aver provato ad imporre un proprio standard alternativo (vedi iBeacon) senza successo. Un istituto americano, Us Bank, aveva addirittura fatto realizzare una cover NFC per l’iPhone per consentire tali pagamenti in assenza dell’implementazione da parte della Apple.

Ma Apple Pay ha effettivamente sorpreso tutti, player del settore finanziario compresi, perché trasforma lo smartphone in un token biometrico in grado di autorizzare il pagamento tramite carta di credito senza che l’esercente riceva alcuna informazione della stessa. I dati della carta di credito devono essere disponibili nel circuito Apple (accessibile tramite iTunes e dopo averla fotografata con iSight), mentre l’autorizzazione al pagamento avviene con il riconoscimento dell’impronta sul sensore dello smartphone (chiaramente è previsto il blocco dei pagamenti in caso di furto).

Chiariamo che non c’è in tutto questo alcuna innovazione tecnologica, ma è nella semplificazione del flusso e nei requisiti del pagamento che troviamo la vera novità, perché in grado di rendere il mobile-payment (o m-payment) concretamente fruibile.

Infatti l’utente non deve attivare uno specifico abbonamento con uno specifico gestore mobile e agganciare alla sim una specifica carta di credito, che è quanto ha bloccato finora i pagamenti NFC in Italia (e parliamo di almeno cinque anni di sperimentazioni). E’ sufficiente che l’esercente accetti pagamenti NFC e l’utente che vuole usare Apple Pay non deve fare altro che avvicinare il terminale abilitato alla piattaforma NFC e posizionare un dito sul sensore (Touch ID).

Google ha implementato per prima un meccanismo simile chiamato Google Wallet, ma non ha reso disponibile questa modalità di pagamento fuori dagli acquisti online previsti nei suoi store, al di fuori degli USA. Apple ha invece stretto accordi con i player del settore (compresi VISA, MasterCard, American Express) per partire su scala mondiale nella gestione di tutti i tipi di pagamento e convincere persino le banche che Apple Pay aumenterà il loro volume di affari. In cambio Apple percepirà una percentuale (non nota) su ogni singolo pagamento mediato. Di fatto hanno costituito un nuovo asset societario.

L’unico dubbio rimane sulla privacy che sarà in effetti in grado di assicurare Apple. Nella presentazione Tim Cook (A.d.) ha garantito che non sarà registrato l’oggetto o il servizio acquistato nelle loro banche dati, ma in tutta franchezza è davvero difficile crederlo.

 

*** Aggiornamento del 12/09/2014 ***

Il Financial Times svela la percentuale d’incasso: Apple intascherà 15 centesimi ogni 100 dollari.

 

Scritto da Massimiliano Brasile

Massimiliano Brasile

Ingegnere, autore di svariati articoli tecnici nel settore IT, appassionato di finanza personale, crawling e android. Vedi il profilo anche su Google+.

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11 Settembre 2014   |   Moneta virtuale

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