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Il consumatore consapevole

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13 Settembre 2010   |   Opinioni

Il consumatore consapevole

Quando avevo vent’anni decisi che era il momento per imparare bene una lingua straniera e l’unico modo era lavorare all’estero (anche perché non avevo i soldi per fare vacanze-studio). Andai a lavorare per tre mesi a Disneyland Parigi, mansione : commessa di boutique.

I primi giorni, cosa che trovai poi strana lavorando in Italia, non mi fecero lavorare ma mi fecero formazione: un giorno di presentazione, uno  per imparare a gestire la cassa (utilizzo carte, assegni, ecc) e uno per imparare una materia per me strana e curiosa allo stesso tempo: il visual marketing.

Insomma insegnavano a disporre i prodotti in un certo modo a seconda di quello che si voleva invogliare a comprare.

Ma come, non è il cliente a scegliere? Si, certo, ma c’è una parte psicologica che viene studiata.

Da quel momento mi si aprì un mondo: capii come mai all’entrata dei grandi supermercati  si incontrano prima i beni superflui (es.tecnologia) e solo in fondo i beni primari come pane e acqua; capii che non era casuale la disposizione sugli scaffali, che non era casuale che certi prodotti fossero ad altezza occhi e altri sopra o sotto, e mi resi conto del motivo per cui si mette la musica nei negozi (studi fatti sostengono che stimoli agli acquisti).

Non immaginate la sorpresa di quando mi accorsi che lo stesso approccio iniziò ad entrare in banca.

In una banca iniziarono a togliere le sedie rosse (il rosso rappresenta aggressività, ostilità) per metterle di color verdino pastello (rilassante). Ma in alcune agenzie si arrivò al grand comfort: ricordo la sede di una grande banca al centro di Milano ove nell’area titoli i clienti, in attesa di entrare nei box dei consulenti, potevano aspettare su una poltroncina di design con davanti uno schermo flat con programmi  di attualità finanziaria, avendo a disposizione una macchinetta del caffè. Invece in un’altra filiale, per arrivare dal direttore bisognava camminare su un lungo corridoio al termine del quale c’era una rampa di scale per arrivare, un po’ come salire sull’Olimpo, all’ufficio vetrato del capo filiale.

Ma il top l’ho notato nell’ufficio del direttore generale di una assicurazione: tutto di assoluto lusso, a partire dal salottino in pelle con dietro grande quadro di autore, alla scrivania in noce di dimensioni extra che era posta non ad altezza pavimento ma sopra un rialzo. Chi si sedeva di fronte a lui era “più basso” e di certo non era casuale tutto ciò ma frutto di un accurato studio (in questo caso però le finalità erano diverse).

Che c’entra tutto ciò, direte voi?

Per ricordarvi che quando entriamo in un negozio, atelier, ufficio in qualità di clienti , ancor prima di parlare siamo già entrati nel grande gioco della vendita.

Ovviamente tutti i riferimenti sono puramente casuali.

Scritto da Barbamamma

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13 Settembre 2010   |   Opinioni

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