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Il valore legale della PEC

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21 Dicembre 2015   |   Home Page - Fondo, Opinioni

Il valore legale della PEC

Mi è capitato più di una volta di sentirmi dire “ma chi te lo fa fare?”. E’ un atteggiamente mutuato dalla constatazione che troppo spesso nel nostro paese i contatti con le amministrazioni (sia pubbliche sia private) siano volutamente ostacolati e che si debba ricorrere a vie legali per avere soddisfazione.

Avendo amici avvocati, ho appreso con una certa sorpresa che effettivamente siamo un popolo litigioso, ma in altri casi si tratta semplicemente di far valere quanto è dovuto in termini di civiltà, prima ancora che di codice civile. Alla domanda di cui sopra rispondo sempre con “è una questione di principio”, che se non lo facciamo valere diamo ragione a chi pretende che non ne abbiamo diritto.

E’ il caso ad esempio delle contestazioni che ho ricevuto dall’ACI (cui non risultavano corrisposti bolli effettivamente pagati): le persone cui ho raccontato gli episodi mi hanno candidamente invitato a pagare tramite l’intermediario, piuttosto che far valere il sano principio di poter scegliere liberamente come ritengo più opportuno pagare un tributo allo Stato. In risposta alle mie segnalazioni via PEC non ho ricevuto mai indietro PEC da parte dell’ACI o della Regione, ma comunicazioni scritte in cui l’ACI mi informa dell’annullamento delle rispettive pratiche. Nella gestione ha contato il contatto telefonico diretto con gli uffici della Regione.

Mi trovo ora nella situazione in cui ho cambiato collegamento dati (da adsl sono passato alla fibra) lasciando Vodafone (ex-TeleTu) per TIM (ex-Telecom Italia). Avendo usufruito di una promozione valida solo online, non ho potuto beneficiare della portabilità del numero di telefono associato alla linea dati che ha l’indubbio vantaggio di spostare l’onere della cessazione del precedente contratto sul nuovo gestore, cui si dà mandato in fase di migrazione. Devo quindi procedere personalmente per la cessazione della linea.

Ora, molti gestori di servizi prevedono un’estrema facilità per attivare le loro offerte in ingresso (basti pensare a quante segnalazioni vengono rivolte alle associazioni dei consumatori, in merito a pratiche scorrette di attivazioni di servizi non voluti o non del tutto compresi perché sottoscritti da remoto via telefono e non parlo solo del settore telefonico). Stranamente non è altrettanto vero che sia facile disdire i rispettivi contratti, una volta sottoscritti, cosa che sarebbe legittimo attendersi sia in termini di trasparenza, sia di efficienza per entrambi le parti.

Infatti parliamo di aziende che lavorano nel settore IT, che erogano servizi di telecomunicazione e connettività e che per recedere dal contratto richiedono l’invio di una inossidabile raccomandata con ricevuta di ritorno. Tuttavia sono oltre dieci anni (rif.  Decreto del Presidente della Repubblica 11 febbraio 2005 n. 68 ) che la Posta Elettronica Certificata (PEC) ha valore legale ed è equiparata alla raccomandata A/R.

A questo punto, si aggiunge un altro fondamentale tassello: tutte le aziende (e tutte le amministrazioni ormai) sono obbligate a detenere, pubblicizzare ed utilizzare il proprio indirizzo PEC ( Legge 28 gennaio 2009, n. 2 ).

Se aggiungiamo che il costo di una casella PEC, tranne i casi in cui non se ne disponga già per obblighi professionali, ha un costo di pochi euro all’anno, è facile capire che sia estremamente vantaggioso sostituire tutte le raccomandate A/R con invii a mezzo PEC, considerando che il costo di una singola raccomandata A/R delle Poste Italiane copre o supera ormai il canone di un anno di una casella PEC.

Parlo del mio contratto, ma la situazione è analoga ad esempio per questo ex-utente di Fastweb: Vodafone mi rende disponibile contrattualmente la rescissione solo a mezzo A/R; cito:

Puoi chiedere la disattivazione del servizio in qualsiasi momento, tramite A/R (raccomandata con ricevuta di ritorno) indirizzata a: Servizio Clienti Casella Postale 1022 – 88046 San Pietro Lametino (CZ)

e la data di ricezione fa decorrere il preavviso di 30 gg entro il quale il contratto sarà cessato, ma allo stesso tempo periodo durante il quale il servizio sarà comunque erogato e fatturato.

Questo è un altro punto a favore della PEC, perché a meno che non si ricorra a una Raccomandata1 (con relativi sovracosti), una Raccomandata A/R non ha tempi certi di recapito e in taluni casi vanno persino smarrite. La PEC al contrario è ricevuta spesso nel momento stesso in cui si inoltra e si ottiene comunque certificazione di avvenuta ricezione della parte ricevente, che per l’appunto ha valore legale.

Vodafone, come anticipato, è obbligata ad avere il suo indirizzo PEC che è attualmente [email protected] tuttavia non ne ho trovato traccia nel loro portale, nemmeno dove sarebbe stato legittimo attenderlo ossia nelle informazioni legali (se qualcuno riesce a trovarlo nel loro sito web aggiorno il link). Ma ho potuto reperirlo con certezza tramite il loro codice fiscale ( 93026890017 ) interrogando il servizio governativo delle anagrafiche PEC che restituisce in questo momento questo risultato:

Indirizzo Pec Denominazione Provincia Codice Fiscale Data Aggiornamento
[email protected] VODAFONE OMNITEL B.V. TO 93026890017 19-12-2015

 

Ho provveduto quindi a inviare una PEC a questo indirizzo, indicando tutte le informazioni utili al mio riconoscimento come loro cliente (dati anagrafici, contrattuali e allegando copia del mio documento di identità e codice fiscale) e mi aspetto che i 30gg di preavviso siano quindi partiti il giorno stesso dell’invio. E’ buona prassi non chiudere anticipatamente la domiciliazione (attiva nel mio caso) fintanto che non sia stato pagato quanto dovuto contrattualmente; il punto delicato potrebbe aversi nella fattura successiva, che dovrebbe definitivamente chiudere il contratto e non addebitare costi per un servizio che dovrebbe risultare ormai cessato, nel caso la pratica non sia effettivamente stata presa in carico.

*** Aggiornamento del 26/12/2015 **

Ho ricevuto comunicazione da parte dell’assistenza clienti che l’unica modalità di disattivazione contrattuale che prevedono è a mezzo raccomandata A/R e ho quindi provveduto a inviarne una tramite il servizio online delle poste (in tutto due fogli A4 con ricevuta di ritorno a 4,20€) includendo nel testo anche la firma XML della PEC già inviata: se è vero che per la gestione della cessazione richiedono la raccomandata A/R, è pure vero che negli strumenti ammissibili attualmente a disposizione ho già notificato in modo certo la volontà di recedere 10 giorni fa e mi aspetto almeno che da questo punto di vista rispettino il conteggio dei giorni.

Scritto da Massimiliano Brasile

Massimiliano Brasile

Ingegnere, autore di svariati articoli tecnici nel settore IT, appassionato di finanza personale, crawling e android. Vedi il profilo anche su Google+.

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