La botta o la frustata
Scritto da Barbamamma
1 Febbraio 2011 | Opinioni
Cosa hanno in comune l’influenza A e la crisi economica?
Lo stesso percorso informativo.
Infatti ricorderete dell’influenza A, se ne parlò e scrisse molto nel 2009, si parlò pandemia con allerte puntuali e massime dell’OMS, comunicati periodici del ministero della salute, poi più nulla. Ho trovato comunicati ministeriali fino alla fine del 2009, mentre non ho trovato per esempio comunicati relativi a tutto l’anno 2010 (statistiche su nr di contagi, nr di vittime, ecc). Nonostante nel solo mese di gennaio 2011 ci siano purtroppo circa 30 vittime con accertata h1n1, ciò fà notizia più di cronaca che da prima pagina.
La crisi economica ha avuto molta eco sulle prime pagine dei nostri media nazionali a partire da fine 2008. Per certi versi ed inizialmente è stata indicata come qualcosa che colpiva altri (altre aziende, altri Paesi), mentre sembrava che da noi non ci fosse o che ci fosse stata ma subito superata, poi e per altri versi è stata indicata come giustificativo interno di qualunque problema, fallimento, inerzia.
Eppure continua a mietere vittime proprio nel nostro sistema, ma lo fa in modo silenzioso, perché noi siamo un Paese di Pmi e una società piccola o media che chiude per reali difficoltà di fatturato e/o credito oppure che chiude per delocalizzare , non fa notizia nazionale. Fa certo notizia un problema di una azienda grande, perché sono in gioco contemporaneamente centinaia o migliaia di posti e nella stessa area di indotto. Ma una piccola azienda non fa notizia nazionale e talvolta neanche locale. Il fatto è che la matematica non è un’opinione, e una ditta di 5000 dipendenti o 500 ditte da 10 dipendenti, significano, in termini di perdita del posto di lavoro, più o meno lo stesso problema sociale (scrivo più o meno perché ad aggravare il primo caso entra in gioco la medesima territorialità). Una ad una, come una epidemia, silenziosa.
Oggi, fine gennaio 2011, anno in cui scadono 250 mld di nostri titoli, e poco dopo la bocciatura di Davos circa la nostra pessima competitività (siamo maglia nera fra i G20), il problema inizia a mostrarsi più palese.
Mi interessa fare un ragionamento solo economico (di politica economica visto che parliamo di macroeconomia) e sulla base di questo ci troviamo di fronte a queste situazioni:
– per incentivare la crescita o si spende o si detassa. In ambedue i casi diventa contabilmente difficile per la nostra situazione debitoria fare una o ambedue le cose, perché non possiamo aumentare in nostro debito spendendo di più e non possiamo sottrarre delle entrate tributarie che quindi farebbero aumentare il nostro debito a parità di spese.
– Il problema della spesa pubblica è notevole e si può rimediare riducendola. Sarebbe ottimale tagliare solo gli sprechi, anche se sarebbe interessante valutare economicamente quante famiglie basano le proprie entrate sugli sprechi statali e quale effetto economico avrebbe ciò sul sistema economico e/o sulla mancanza di entrate tributarie. Tagliare, oltre gli sprechi, significa tagliare servizi che se non calmierati da tariffe prenderebbero la differenza dei costi dai privati, quindi non aumentare le tasse ma di fatto tagliare servizi significa per i cittadini pagare di più per i servizi pubblici (mezzi di trasporto, sanità, scuola, ecc). Non si chiama tassa ma è sempre denaro in più che esce dalle tasche dei cittadini.
– Sia spendere, sia detassare, sia tagliare spese richiede del tempo per avere effetti (salvo tagli lineari che fanno subito cassa). Se l’Europa e gli investitori ci daranno tempo dipenderà dalla credibilità del nostro sistema, se non ci daranno tempo dovremo provvedere a sistemare il nostro debito con manovre finanziarie impegnative per i cittadini. Non possiamo però dimenticare gli accordi in discussione Ue che prevedono che dal 2013 i privati che acquisteranno titoli di Stato europei potranno concorrere alla ristrutturazione del debito qualora questo avvenisse. In termini spicci significa che se nel 2013 comprerò Btp o Bund potrei perdere una parte del capitale investito qualora lo Stato Italia o Germania ristrutturasse il suo debito; ovviamente lo Stato più sicuro renderà il mio rischio più basso, quello meno sicuro lo renderà più alto e quindi vorrò un interesse più alto. Possiamo permetterci un interesse più alto anche solo per una parte del nostro debito, che quindi andrebbe a peggiorarlo?
Sulla base di queste valutazioni piacerebbe a tutti che l’economia ripartisse con una bella frustata, ma temo che non abbiamo i soldi per comprare la frusta. Ritengo più verosimile , guardando anche a quanto fatto da altri Paesi in difficoltà , che il Paese sia destinato ad una botta. Ma a differenza di altri Paesi dubito che qualcuno si assumi la responsabilità di dare la botta.
Si avvicina il momento, forse, in cui si delegherà qualcun altro per dare la botta, nel nome del Paese, ovviamente.
1 Febbraio 2011 | Opinioni
Tags: btp, bund, crisi economica, davos, g20, germania, titoli di stato