Investire in titoli di stato ad alto rischio
Scritto da Doriana Resta
29 Maggio 2013 | Opinioni
Inizia oggi una nuova collaborazione con la blogger Doriana Resta, anche lei interessata ai temi di investimento per piccoli risparmiatori. All’indomani dell’insolito collocamento di un titolo di stato italiano a 50 anni, affrontiamo il tema del rischio legato a questi investimenti.
La regola generale secondo cui ogni tipologia di investimento comporta dei rischi non ammette eccezioni, nemmeno se si tratta di acquistare “comuni” titoli di Stato. In questo post vedremo quali sono i titoli di Stato ad alto rischio e come fare a sceglierli.
Il rischio di un’obbligazione
Investire in obbligazioni, essenzialmente, comporta l’assunzione di tre differenti tipi di rischio:
- il rischio emittente, ossia la possibilità che il debitore del titolo non onori gli impegni assunti e non restituisca il capitale alla scadenza né paghi gli interessi previsti;
- il rischio cambio, qualora un obbligazione sia denominata in una valuta diversa da quella domestica;
- il rischio di tasso, che si traduce nella variabilità del prezzo dell’obbligazione in risposta a mutamenti dei tassi di interesse.
Mentre tutti i titoli di stato sono soggetti all’ultimo tipo di rischio – che cresce all’aumentare della durata residua del titolo stesso – i titoli di stato emessi da Paesi Emergenti e comunemente considerati ad alto rischio incorporano anche i primi due rischi.
Titoli di stato ad alto rischio
La premessa fatta era fondamentale per individuare correttamente il rischio insito in un qualunque titolo di stato. Ad esempio, anche investire in un Treasury americano con durata trentennale comporta rischi notevoli, dal punto di vista della valuta e del tasso.
Ad ogni modo per titoli di stato ad alto rischio si intendono comunemente i bond governativi emessi dai Paesi Emergenti che possono a loro volta essere espressi in Euro o in valuta locale.
Chi vuole investire in titoli di stato a rendimento elevato dovrà anzi tutto scegliere con accuratezza il tipo di rischio che è disposto a correre. Il primo ‘gradino’ consiste nello scegliere titoli di stato emessi in Euro da Governi di Paesi in via di Sviluppo. In questo caso, il pericolo che corre l’investitore è limitato alla possibilità che l’emittente vada in default e non rimborsi più il capitale alla scadenza e gli interessi.
Il vantaggio di questi strumenti sta nella maggiore remunerazione offerta rispetto ad un titolo di stato dell’area Euro, più sicuro in quanto ad emittente ma meno redditizio.
Per chi vuole correre rischi maggiori esiste la possibilità di comprare titoli di stato degli stessi Paesi Emergenti ma espressi in una valuta diversa dall’Euro. In questo modo il risparmiatore correrà, oltre al rischio emittente, anche il rischio di cambio derivante dalla possibilità che la valuta in cui il titolo è espresso si svaluti nei confronti dell’Euro.
Il vantaggio di questi strumenti, però, sta nel maggior rendimento offerto rispetto ai medesimi titoli denominati in Euro:
- grazie alle cedole più alte
- grazie al possibile guadagno in conto capitale generato dall’apprezzamento delle valute di questi Stati nei confronti dell’Euro.
Sia che si scelga di investire in titoli denominati in Euro, sia che si opti per quelli espressi in valuta locale è bene limitare la durata dei bond acquistati a non più di 5 anni. Questa accortezza permetterà di ridurre in modo sensibile il terzo tipo di rischio (di tasso) che si traduce in oscillazioni del prezzo di mercato di questi strumenti.
Quanto e come investire in titoli di stato ad alto rischio
Investire in titoli di Stato ad alto rischio comporta maggiori rendimenti ma, al tempo stesso, implica l’assunzione di rischi aggiuntivi rispetto a quelli corsi da chi si limita a inserire in portafoglio obbligazioni governative Europee.
Per questo motivo è bene non investire oltre il 20% del proprio portafoglio complessivo in titoli emessi da Stati ‘rischiosi’ e denominati in Euro. Se la valuta di riferimento è la divisa locale, è opportuno ridurre la percentuale ad un valore compreso tra il 10% e il 15% massimo del portafoglio.
Sui due mercati obbligazionari italiani (il MOT di Borsaitalia e l’EuroTLX) è possibile trovare un buon numero di titoli di stato di Paesi Emergenti in cui investire, siano essi denominati in Euro sia espressi nelle differenti valute dei rispettivi Stati. Segnaliamo comunque bond norvegesi e titoli di stato israeliani, già recensiti.
Doriana Resta
www.migliorcontocorrente.org
29 Maggio 2013 | Opinioni
Tags: austria, bund, default, euro, germania, israele, norvegia, obbligazioni, titoli di stato, usa