Lavoro, risparmio, crisi sociale e default Italia
Scritto da Barbamamma
27 Luglio 2012 | Opinioni
Un commento della lettrice samarkanda è da dieci e lode. Ha scritto che “d’accordo la tutela del risparmio, ma senza lavoro non si va da nessuna parte”.
Alcuni mesi fa ho postato un commento sul lavoro partendo dalla nostra Costituzione che si apre indicando che la nostra Repubblica si fonda sul lavoro. Ai tempi in cui studiavo diritto costituzionale comparato mi colpì questa particolarità che si trova in ben poche costituzioni. Senza il lavoro non ci può essere lo sviluppo di una popolazione, sta poi al tipo di indirizzo politico che si applicano politiche volte allo sviluppo equo, al welfare, alla redistribuzione economica.
Ebbene il lavoro è il nodo attuale, perché non basta comprare Made in italy se il 70 per cento è prodotto fuori nazione. Non si può arrestare la globalizzazione, ma la politica può fare qualcosa. Per esempio in un mercato auto, mercato particolare, in forte crisi da anni, a fronte della chiusura di uno stabilimento Psa il governo francese risponde spendendo soldi per incentivare l’acquisto di auto ibride o elettriche ma solo a chi produce quel tipo di auto in Francia. Siamo ad una specie di nuovo protezionismo. Protezionismo del lavoro.
Le crisi finanziare dopo un pó di tempo diventano crisi dell’economia reale. Le crisi dell’economia reale dopo un pó di tempo diventano crisi del lavoro. Le crisi del lavoro dopo un pó di tempo diventano crisi sociali. Le crisi sociali dopo un pó di tempo sfociano in cambiamenti forti , talvolta in rivolte, rivoluzioni o guerre. Il percorso storico già visto nella storia recente degli anni 30-40 si ripropone a grandi linee, calmierata e rallentata da dubbi argini economici di Banche centrali.
Se prendiamo l’Italia vediamo una situazione in cui l’inflazione è volata e secondo me è molto superiore al circa 3 per cento uffiale ISTAT . Se prendo nel paniere latte, pasta, benzina, costi sanitari, costo scuola, asilo, università , biglietti autobus , insomma se considero spese che quasi ogni famiglia ha mi pare che dallo scorso anno l inflazione sia almeno tre volte quella ufficiale . Senza considerare i costi energetici, sempre in aumento. I risparmi , ove ci sono , sono in parte bloccati per eccesso di ribasso del prezzo del titolo borsistico o bond, qualora siano stati investiti in strumenti finanziari di questo genere; in parte sono giacenti in liquidità in qualche banca italiana o estera, erosi vorticosamente dall inflazione , destinata ad aumentare visto la politica espansiva della Bce. Qualcuno comprananche bond con rendimento negativo di solito grandi acquisti arrivano dai fondi comuni o da organismi finanziari che comprano perché il rendimento negativo è minore del costo assicurativo – finanziario sull euro. Questo avviene per bond tedeschi, francesi e di altri Paesi.
Altri spostano la liquidità euro in Paesi non euro. A tal proposito preciso che in caso di ritorno alla lira la banca vi dirà che non attuerà alcun cambio automatico: ovvio, chi decide non è la singola banca ma la banca centrale di quella valuta, quindi diffidate da rassicurazioni in tal senso che sono solo conferme giuridiche di ciò che la banca singola non può fare. In realtà le banche ci giocano un pó su questo aspetto ma neanche loro lo sanno e se per esempio BCE e Bankitalia dicono che da domani si torna alla lira e che gli euro detenuti da residenti fiscali italiani in Paesi non euro diventano lire la singola banca non può opporsi. È un esempio ma utile per capire il meccanismo e soprattutto chi decide cosa.
Altri ancora lasciano la liquidità in altra valuta esponendosi peró ad un rischio cambio che può essere pericoloso anche se un euro debole e più debole sembra una di quelle strade indirette per aiutare l’Europa con export.
Tornando ai confini italici, la situazione è di triste e nota dinamica: il Paese è stato basato per decenni su storture, queste non sono più attuabili, motivo per cui cade l’impalcatura a cui eravamo abituati. Se per esempio in una amministrazione sono state assunte troppe persone idealmente va bene tagliare posti inutili, doppi, ma poi questo taglio di sprechi che impatto sociale ha sul territorio? E la mancanza di quegli stipendi che impatto economico ha sui consumi di quel territorio? Una buona parte di ricchezza e Pil è stato negli anni dovuto agli sprechi. Senza essi si risparmia da un lato e si crea crisi dall altro. Con questo non dico che non bisogna eliminare gli sprechi ma dico che il nostro Paese si è ingessato su una tale sbagliata impalcatura, a tutti i livelli, che andrebbe e andrà rifondato ma l’operazione non sarà indolore.
In un commento di sei mesi fa nell’articolo Speculazione Italia ho postato un rumors circa il downgrade italiano di due gradini. Si è realizzato. Mancano altri due gradini per arrivare alla valutazione ‘titoli spazzatura’. Considerato quanto immagino verrà fotografato il prossimo anno cioè forte recessione, chiusura aziende, dati di disoccupazione, temo che entro tre anni si arriverà al junky bond ed entro cinque anni si arriverà ad un default parziale mediante ristrutturazione di una parte del debito pubblico allungando le scadenze di diversi anni.
È solo una mia opinione ma non vedo che una deriva economica avviata che non si può certo arginare in poco tempo . Si è accumulata in decenni e ci vorrà molto tempo per superarla. Il ‘ percorso di guerra’ indicato da Monti è iniziato. Non usciremo dalla crisi nel 2013 e neanche nel 2015. Ci vorranno quindici anni e forse più come indicato dal premio nobel Stiglitz.
Nel frattempo le aziende continuano a delocaliizare e mettere in cassa integrazione. La tecnica delle multinazionali è quella di girare perdite nella sede italiana e guadagni in quella estera per dimostrare che l’azienda ha problemi economici e quindi poi sottoporre il dossier al ministero economia che difficilmente entrerà a fare le pulci nel bilancio.
Per ripartire ci vogliono soldi, riforme. I soldi bisogna farli arrivare da fuori, creare le condizioni per investimenti esteri ma cercando di tutelare certi asset stategici e sopratutto il lavoro.
Da quando sono arrivata in Italia molte persone mi hanno chiesto informazioni per espatriare. Sia imprenditori, che giovani laureati, che dipendenti. Io non lo so con precisione ma temo che si prepari una ondata emigratoria come quelle viste in passato. Di persone più qualificate di un tempo, con la samsonite e non con la valigia di cartone. Ma se fino a qualche anno fa si riusciva più facilmente ad espatriare oggi , almeno nei Paesi nord europei c’è l’emigrazione greca, spagnola e irlandese, diventa quindi una manna per quei Paesi che si trovano a spuntare stipendi più ‘ bassi’ avendo molta domanda di lavoro. Tuttavia in Inghilterra si pensa di reintrodurre i visti per lavoratori Ue. Anche in questo aspetto di limitazione e controllo ci ritroviamo idealmente agli anni Trenta.
27 Luglio 2012 | Opinioni
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