Svizzera e Germania: interessi negativi
Scritto da Massimiliano Brasile
23 Luglio 2012 | Opinioni
Suona quanto meno strano sentirne parlare, eppure con il permanere della crisi dei debiti sovrani persino gli interessi “a favore” dei risparmiatori possono divenire negativi.
Ripropongo i fatti nei diversi casi della Svizzera e della Germania così da poterli discutere insieme.
Partiamo dalla repubblica elvetica. In Svizzera vige il sano costume di “non far debito” (aspetto che si riflette direttamente sul singolo cittadino) e quindi di limitare quanto più possibile l’esposizione pubblica dei singoli cantoni ad esempio. Ma anche i titoli di stato svizzeri non sono direttamente acquistabili da non residenti. Una politica particolarmente conservatrice, che impedisce in maniera forte che il proprio debito interno sia gestito dai capitali esteri, per quanto si tratti di un indebitamento trascurabile rispetto a quelli che siamo abituati a vedere in Europa.
I capitali esteri costituiscono quindi vera ricchezza che affluisce nella cassaforte d’Europa da tutto il mondo e che spesso vengono letteralmente parcheggiati, restando anche infruttiferi, dato che lo scopo prinicipale del loro trasferimento è costituito dal trovarsi all’interno di quello stato così particolare.
Con la crisi dei debiti sovrani, mancando i tipici prodotti a tripla A, sono tornati particolarmente ambiti gli storici beni rifugio di cui ho già parlato qualche tempo fa. E negli ultimi mesi in particolare l’oro e il franco svizzero hanno aquisito particolare smalto.
Per il primo c’è poco da dire: oltre a far felici i possessori del metallo giallo in ogni sua forma (tra cui certamente coloro che sfruttano Goldmoney), continua a crescere e le ultime bordate spingono gli analisti ad anticipare quella crescita che precedentemente era spalmata nei prossimi due anni. Vedremo.
Per il secondo invece stiamo assistendo a una lotta quotidiana tra speculatori e banca centrale svizzera (BNS) che è intenzionata a mantenere un cambio favorevole all’esportazione svizzera a ogni costo:
- lo scorso 6 settembre ha imposto un cambio fisso tra franco e euro a 1.20, senza concordare nulla con la BCE, nonostante ci sia anche tra gli svizzeri chi chiede di tornare alla contrattazione libera per evitare un franco troppo forte.
- ora si parla apertamente di applicare tassi negativi ai capitali esteri in Svizzera
Si tratta di una misura depositata alla fine dello scorso settembre nel parlamento svizzero, cui è seguito un parere non del tutto sfavorevole da parte del consiglio federale. Quest’ultimo ha precisato che tale misura andrebbe utilizzata all’interno di un più complesso sistema di controlli al fine di evitare l’elusione della stessa.
Un fatto ha però destato un certo clamore: lo scorso 24 maggio si è sparsa la falsa notizia che la BNS avrebbe varato l’applicazione dei tassi negativi sui capitali esteri. E il mercato ha premiato immediatamente questa notizia.
L’altro bene rifugio per eccellenza è il bund tedesco: in particolare sappiamo quasi tutto del decennale con il quale ogni giorno vengono comparati i nostri Btp e i Bonos spagnoli. E dopo interessi molto bassi, prossimi allo zero (che con l’applicazione delle commissioni bancarie già divenivano negativi), nell’ultima asta sono stati piazzati sul mercato bund tedeschi con interesse negativo già in partenza, a causa dell’elevata domanda (la richiesta era più del doppio dell’offerta).
In pratica il mercato internazionale paga la Germania per finanziarla e ovviamente il dazio lo paghiamo noi, insieme alla Spagna in odore di default.
23 Luglio 2012 | Opinioni
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